Biospeleologia del Piemonte: storia della biologia sotterranea

La biospeleologia è una scienza che si è evoluta moltissimo negli ultimi tempi, al punto che oggi si preferisce parlare, più correttamente, di “biologia sotterranea”. Infatti, si è potuto osservare che l’ambiente sotterraneo, frequentato dalla moltitudine di esseri viventi più o meno adattati ad esso, è enormemente più vasto del solo ambiente ipogeo: le grotte infatti non sono altro che cavità abbastanza grandi da permettere il passaggio di un essere umano, ma il sottosuolo è percorso da esseri ben più piccoli, a cui bastano spesso minime fratture nella roccia madre, o semplicemente minucoli anfratti sotto sassi, fra il terriccio, fra le radici e così via. In sostanza, oggi si cercano gli “animali di grotta” anche dove non ci sono grotte, e conseguentemente il campo d’azione di questa scienza si è ampliato a dismisura.

 

Nella scheda seguente, Enrico Lana racconta la storia della Biologia sotterranea in Piemonte fino alle recenti scoperte effettuate nel cuneese, grazie anche alla sua sistematica e instancabile opera di esplorazione delle cavità (e non solo), che ha portato a scoprire numerose specie nuove e aggiungere nuove conoscenze in ambito biogeografico ed ecologico.

 

In calce è riportata una parte della bibliografia di questo autore, che ha recentemente fondato, insieme a Valentina Balestra, l’associazione “Biologia Sotterranea Piemonte – Gruppo di Ricerca”, con lo scopo di proseguire l’indagine dell’ambiente sotterraneo.

I riferimenti alle cavità ipogee sono tratti dal “Catasto online delle Grotte del Piemonte e Valle d’Aosta

Tutte le foto ed il testo sono copyright di Enrico Lana.

Oltre un secolo e mezzo di ricerche ipogee in Piemonte

di Enrico Lana

 

«Biospeleologia (BIO) (prefisso bios = vita e dal greco spélaion = spelonca e lógos = discorso): scienza che studia la vita, in tutte le sue forme e manifestazioni, nel mondo sotterraneo inteso in senso lato, e come tale eterogenea, interdisciplinare e poco definita. Nata con la scoperta dei primi organismi cavernicoli nel XIX secolo, è stata codificata come disciplina scientifica autonoma dal romeno Èmile Racovitza nel 1907, e ha trovato nel francese Réné Jeannel il suo massimo continuatore nel corso del XX secolo. Oggi, in molti paesi del mondo, ricercatori delle più diverse branche della biologia e delle scienze naturali studiano, avvalendosi anche di laboratori sotterranei, gli organismi ipogei da un punto di vista sistematico, filogenetico, eco-fisiologico, comportamentale, genetico e biomolecolare. Un grandissimo apporto a tali conoscenze è stato ed è fornito da speleologi amatori, che raccolgono dati e materiali nel corso delle loro esplorazioni.»

(Estratto dal “Dizionario italiano di Speleologia” (Balbiano et al., 2004).

La storia della Biospeleologia in Piemonte è legata al territorio della provincia di Cuneo.

Il primo insetto ipogeo descritto in Piemonte, legato per la sua biologia all’ambiente sotterraneo, è stato Sphodropsis ghilianii (Schaum, 1858), scoperto dall’entomologo torinese Vittore Ghiliani (1812-1878) fra sassi infossati nelle faggete che circondano la Certosa di Pesio, antico monastero certosino risalente al XII secolo. Si tratta di un coleottero sfodrino predatore di dimensioni ragguardevoli (fino a oltre 18 mm) con esoscheletro depigmentato e occhi ridotti.

Nella seconda metà dell’800 vennero descritti alcuni fra i coleotteri trechini più adattati alla vita ipogea nelle Alpi occidentali; si tratta di insetti predatori che vivono in ambiente ipogeo.

Doderotrechus ghilianii (Fairmaire, 1859) venne trovato dallo stesso Vittore Ghiliani mediante scavi profondi nelle faggete ombrose di Crissolo in Valle Po; depigmentato e anoftalmo, le dimensioni del corpo arrivano a poco più di 5 mm.

 

Viene da chiedersi perché i primi rappresentanti di una fauna definita “cavernicola” durante buona parte del ’900 siano stati trovati scavando nelle faggete montane.

La fauna ipogea non è retaggio esclusivo delle grotte, ma vive nelle profondità del suolo nel reticolo sotterraneo di fratture della roccia madre, dal quale si sposta in zone più superficiali in cerca di cibo e prede provenienti dall’esterno.

Uno degli ambienti in cui si possono trovare questi insetti specializzati alla vita sotterranea sono le grotte, ma anche qualunque luogo, naturale o artificiale, in cui siano presenti le condizioni di umidità elevata e temperatura fresca e costante adatte alla loro biologia.

A dimostrazione di questo, la seconda specie di carabide appartenente alla tribù dei Trechini, il Duvalius carantii (Sella, 1874) venne trovato nei sotterranei della Certosa di Pesio in Valle Pesio e dedicato alla famiglia Caranti che allora gestiva il complesso degli edifici di questo antico monastero.

La terza specie di carabidi trechini, Duvalius gentilei (Gestro, 1885) venne finalmente trovata in una grotta, l’Arma inferiore dei Grai (PI120, Eca, Ormea) in Valle Tanaro.

Agostinia launi (Gestro, 1892), il carabide trechino più specializzato alla vita ipogea nelle Alpi occidentali, venne ancora trovato in Valle Pesio, nella Grotta delle Camoscere (PI105, Chiusa Pesio); questo insetto presenta i caratteri peculiari degli insetti adattati alla vita in ambiente ipogeo:

  • depigmentazione totale per cui appare di colore bruno rossiccio, il colore naturale della chitina che compone l’esoscheletro degli insetti, in assenza dei pigmenti che servono a proteggere le cellule dei tessuti delle specie che vivono in superficie dai raggi ultravioletti, la parte nociva della radiazione solare
  •  anoftalmia, cioè assenza di occhi, dato che organismi adattati alla vita nel buio più completo non necessitano di recettori visivi e tendono a perdere gli occhi nel corso di milioni di anni di evoluzione in ambiente sotterraneo
  •  allungamento delle antenne e delle zampe per poter sondare l’ambiente in assenza di occhi
  •  sviluppo di lunghe setole sensoriali sul dorso e sulle zampe per ampliare la sensibilità tattile
  •  corpo di dimensioni millimetriche e appiattito in modo da poter percorrere le fessure della roccia che sono il loro habitat elettivo
  •  sviluppo di recettori chimici per l’individuazione degli odori onde poter riconoscere gli individui della propria specie o eventuali prede e altre fonti di cibo nell’ambiente privo di luce in cui vivono.

Contemporaneamente, nella seconda metà dell’800, altri artropodi vennero scoperti e descritti lungo l’arco delle Alpi occidentali.

Il crostaceo isopode Alpioniscus feneriensis (Parona, 1880) venne trovato in una cavità del Monte Fenera in Valsesia, il Buco della Bondaccia (PI2505, Borgosesia, Vercelli). Anche questo organismo è anoftalmo e depigmentato, ma in questo caso la chitina del suo esoscheletro ha composizione diversa da quella dei carabidi e appare di colore bianco latte. Si tratta di un organismo fitosaprofago lungo 7-8 mm con corpo appiattito che si nutre di materiali vegetali in decomposizione.

Il chilopode Lithobius scotophilus Latzel, 1887 venne scoperto nella Grotta dell’Orso di Ponte di Nava o Caverna del Poggio (PI118, Ormea, Valle Tanaro); come altri centopiedi è un predatore attivo che caccia in ambiente sotterraneo. Depigmentato e anoftalmo, ha il colore tipico bruno rossiccio della sua chitina e una lunghezza di poco più di 15 mm.

In quegli anni vennero anche descritti i diplopodi Plectogona angusta (Latzel, 1887) (PI120, Arma inferiore dei Grai, Ormea, Valle Tanaro) e Polydesmus troglobius Latzel, 1889 (PI108, Grotta di Bossea, Frabosa Soprana, Valle Corsaglia). Sono millepedi saprofagi che si rinvengono frequentemente in cavità ipogee e in profondità nel suolo dove si nutrono di residui organici in decomposizione. Il colore della loro chitina è bianco-giallognolo e il corpo allungato e appiattito porta molte zampe, due paia per ogni segmento; gli occhi sono assenti o ridotti a pochi ommatidi non più funzionali. Le dimensioni non superano i 20 mm di lunghezza.

Nella prima metà del ’900, vennero descritti, fra i coleotteri trechini, Doderotrechus crissolensis (Dodero, 1924) trovato da Agostino Dodero scavando nelle stesse faggete di Crissolo dove aveva cercato 70 anni prima Vittore Ghiliani e Duvalius pecoudi Jeannel, 1937 sotto sassi infossati sul Colle di Carnino (Viozene) a una quota di circa 1600 m s.l.m. Ancora una volta si è avuta la conferma che non si tratta di fauna “cavernicola”, ma bensì sotterranea. Le due specie hanno dimensioni fra i 4 e i 5 mm.

Un altro gruppo di coleotteri legati all’ambiente sotterraneo sono i coleotteri leiodidi della tribù dei Leptodirini; si tratta di piccoli insetti di dimensioni da 1,5 a 3,5 mm, essenzialmente saprofagi, che si nutrono di qualunque residuo organico di origine vegetale o animale in decomposizione sia presente in ambiente ipogeo. Le loro larve sono prede abituali dei carabidi trechini e si stabiliscono così equilibri ecologici complessi con rapporti di predazione e controllo delle popolazioni sotterranee.

Archeoboldoria doderona (Jeannel, 1924) venne trovata scavando nelle faggete circostanti il Santuario di Oropa nel Biellese, mentre Dellabeffaella roccae (Capra, 1924) fu scoperta nella Borna maggiore del Pugnetto (PI1501, Mezzenile, Valli di Lanzo, Torino); Rondolinia adelinae (Jeannel, 1934) venne rinvenuta nella Grotta di Bercovei (PI2503, Sostegno, Biella); sono tutti anoftami e depigmentati e le dimensioni variano dai 2,5 mm di Rondolinia ai 3,5 mm di Dellabeffaella.

Il ragno Troglohyphantes pedemontanus (Gozo, 1908) venne scoperto a inizio secolo nella Grotta di Bossea, cavità turistica a lungo indagata dai biospeleologi. Si tratta di un piccolo aracnide cieco e depigmentato con corpo lungo circa 4 mm che preda piccoli ditteri e altri artropodi con le sue sottili tele a drappo orizzontale.

Anche il crostaceo isopode Trichoniscus voltai Arcangeli, 1948 venne trovato nella grotta di Bossea. È un piccolo organismo fitosaprofago di poco più di 3 mm di lunghezza che si nutre di detriti vegetali in decomposizione.

A partire dalla metà del secolo scorso, con la costituzione dei primi gruppi speleologici in Piemonte, le ricerche biospeleologiche cominciarono a diventare più sistematiche.

Nel 1951 venne scoperto il leptodirino Parabathyscia dematteisi Ronchetti & Pavan, 1953, da parte di Giuseppe Dematteis, uno dei fondatori del Gruppo Speleologico Piemontese (G.S.P.), nella Grotta delle Fornaci (PI1010, Rossana, Valle Varaita, Cuneo).

Nello stesso periodo vennero descritti i diplopodi Crossosoma cavernicola (Manfredi, 1951) trovato nella Ghiacciaia del Mondolé (PI102, Frabosa Sottana, Cuneo) e Plectogona sanfilippoi (Manfredi, 1956) nelle Grotte del Caudano (PI121-122, Frabosa Sottana, Valle Maudagna, Cuneo).

Nel 1968 Antonio Martinotti, un altro dei soci fondatori del G.S.P., pubblica l’«Elenco sistematico e geografico della fauna cavernicola del Piemonte e della Valle d’Aosta», un riepilogo di quanto pubblicato in precedenza sulla fauna ipogea piemontese.

Negli anni ’60 del secolo scorso, poco dopo la formazione del G.S.A.M (Gruppo Speleologico Alpi Marittime), il cuneese Augusto Vigna Taglianti (nato a Borgo San Dalmazzo nel 1943 e scomparso nel 2019), esplorò le grotte nelle Alpi Marittime e Liguri, scoprendo nuove interessanti specie; nei decenni successivi fu Professore di Zoologia ed Entomologia presso l’Università di Roma “Sapienza” diventando uno specialista di fama mondiale di coleotteri carabidi.

A partire dalla fine degli anni ’60 e nei due decenni successivi Angelo Morisi (Gruppo Speleologico Alpi Marittime), ha contribuito alla costruzione del Laboratorio sotterraneo della Grotta di Bossea; durante le sue attive ricerche biospeleologiche nel Cuneese ha scoperto alcune specie “troglobie” nuove per la scienza: il trechino Duvalius morisii Vigna Taglianti & Casale, 1973 nella Tana del Forno (PI114, Pamparato, Valle Casotto), il ragno Typhlonesticus morisii (Brignoli, 1975) nei Sotterranei militari di Vernante, la planaria Atrioplanaria morisii Benazzi & Gourbault, 1977 nella Tana di San Luigi (PI112, Roburent, Val Roburentello) e il diplopode Plectogona morisii (Strasser, 1975)  ancora nella Tana del Forno.

Intorno agli anni ’70 del secolo scorso il grande aracnologo Paolo Marcello Brignoli, descrisse ragni “cavernicoli” delle Alpi occidentali, fra i quali Troglohyphantes vignai Brignoli, 1971, scoperto da Augusto Vigna Taglianti nel Buco di Valenza (PI1009, Oncino, Valle Po, Cuneo), Troglohyphantes nigraerosae Brignoli, 1971 proveniente dall’ambiente sotterraneo superficiale del Colle dell’Arietta (Valprato Soana, Valle Soana, Torino), Troglohyphantes konradi Brignoli, 1975 dei Sotterranei di Vernante (Valle Vermenagna, Cuneo) e Cybaeus vignai Brignoli, 1977 (Sotterranei della Certosa di Pesio).

Nello stesso periodo (anni ’70 del secolo scorso) il diplopodologo triestino Carlo Strasser descrisse diplopodi sotterranei delle Alpi occidentali, fra i quali Plectogona vignai (Strasser, 1970) (PI1002, Grotta del Bandito, Roaschia, Valle Gesso, Cuneo) e Crossosoma casalei Strasser, 1979 (PI1068, Pozzo della Combetta, Monterosso Grana, Val Grana, Cuneo).

A cominciare dagli anni ’60 del secolo scorso Achille Casale di Torino, ha cominciato lo studio della fauna ipogea dapprima come “amatore” e come socio del Gruppo Speleologico Piemontese scoprendo il trechino Doderotrechus casalei Vigna Taglianti, 1969 nella Grotta di Rossana (PI1010, Valle Varaita, Cuneo) e poi professionalmente in strutture museali e universitarie, soprattutto in Piemonte e Sardegna, continuando fino ai tempi attuali la sua opera come esperto a livello mondiale di Coleotteri Carabidi e Leptodirini.

Nel 1980 Achille Casale descrisse il trechino Doderotrechus ghilianii valpellicis e il leptodirino Dellabeffaella olmii trovati nella “Ghieisa d’la Tana” (PI1538, Angrogna, Val Pellice, Torino) e Doderotrechus ghilianii sampoi di località limitrofe trovato in ambiente sotterraneo superficiale.

Nel 1982 Augusto Vigna Taglianti ha pubblicato una sintesi delle conoscenze sui carabidi ipogei delle Alpi occidentali e nel 1985 venne pubblicata da Marco Bologna e dallo stesso Augusto un’opera fondamentale per lo studio della fauna sotterranea della parte meridionale delle Alpi occidentali: «Fauna cavernicola delle Alpi Liguri».

A partire dall’inizio degli anni ’90 del secolo scorso, lo scrivente Enrico Lana e Pier Mauro Giachino, hanno cominciato a collaborare e a svolgere ricerche nelle cavità ipogee delle Alpi occidentali, ed in seguito insieme anche ad Achille Casale (vedi sopra); esaminando la distribuzione geografica della fauna sotterranea sul territorio piemontese e le influenze delle glaciazioni quaternarie, le prime ipotesi di ricerca hanno portato alla scoperta di Canavesiella lanai Giachino, 1993 nella Grotta “La Custreta” (PI1593, Sparone, Valle Locana, Torino) appartenente a un nuovo genere (attualmente è conosciuto come il leptodirino più specializzato alla vita ipogea nelle Alpi occidentali).

A questa scoperta hanno fatto seguito altri ritrovamenti di leptodirini: Archeoboldoria lanai Giachino & Vailati, 1997 (PI1605, Boira dal Salé, Carema. Torino) e Archeoboldoria pascuttoi Giachino, Lana & Vailati, 2001 (Miniere di Passobreve, Valle Cervo, Biella).

In seguito è stato descritto il trechino Duvalius lanai Casale & Giachino, 2010 (PI3015, Pozzo del Rospo, Valle Corsaglia, Cuneo) e un altro leptodirino, Archeoboldoria sturanii Casale & Giachino, 2010 (PI1609, Buca del Ghiaccio della Cavallaria, Brosso, Valchiusella, Torino).

L’acaro Troglocheles lanai Zacharda, 2011 (PI1214, Grotta “Barôn Litrôn”, Valle Gesso e PI108, Grotta di Bossea), scoperto nel 1995, venne descritto 16 anni più tardi.

Duvalius chestai Casale, Giachino & Lana, 2019 (PI599, Grotta Oggeri, Lisio, Valle Mongia, Cuneo) è dedicato a Michelangelo Chesta, che collabora alle ricerche dal 2000. Un’altra specie scoperta insieme a Chesta è Duvalius meovignai Casale, Giachino, Lana & Magrini, 2022 (PI3173, Grotta Ribes, Vallone di Borello, Garessio, Cuneo).

Gli aracnologi Marco Isaia e Paolo Pantini descrissero Troglohyphantes bornensis Isaia & Pantini, 2008 (Borna maggiore del Pugnetto, PI1501, Mezzenile, Torino) e Troglohyphantes lanai Isaia & Pantini, 2010 (trovato in grotte del Monte Fenera, con il Buco della Bondaccia, PI2505, come locus typicus).

La collaborazione negli anni 2011-2013 di Enrico Lana con Mauro Rampini e altri ortotterologi dell’Università di Roma per ridefinire le popolazioni di cavallette ipogee piemontesi e liguri del genere Dolichopoda ha evidenziato, con l’esame del DNA, che in Piemonte non è presente D. ligustica Baccetti & Capra, 1959, come si pensava, ma popolazioni di D. azami Saulcy, 1893, specie descritta della “Grotte des Chauves-souris” (Chateaudouble, Var, Francia).

Due nuove specie di Palpigradi, piccoli aracnidi ipogei considerati rarissimi e quasi mitici sono state descritte nel 2014: Eukoenenia lanai Christian, 2014 delle miniere di carbone di Monfieis (Valle Stura di Demonte, Cuneo) ed Eukoenenia roscia Christian, 2014 della Grotta di Rossana (PI1010, Valle Varaita).

Un recente studio sulle popolazioni piemontesi di ragni del genere Pimoa, sulla base di considerazioni sull’estensione delle ultime glaciazioni e con l’esame del DNA, ha permesso di discernere due nuove specie (P. graphitica Mammola, Hormiga & Isaia, 2016 (Miniere della Val Chisone e Germanasca) e P. delphinica Mammola, Hormiga & Isaia, 2016 (Sotterranei e grotte della Valle Varaita) che si aggiungono a P. rupicola (Simon, 1884), diffusa in grotte delle Alpi Marittime e Liguri.

Giulio Gardini di Genova ha effettuato nel 2015 una revisione degli pseudoscorpioni piemontesi appartenenti al genere Pseudoblothrus sulla base delle ricerche di Lana e Chesta.

Le nostre ricerche recenti nell’Ambiente Sotterraneo Superficiale intorno agli ingressi delle cavità ipogee hanno dato buoni risultati per i coleotteri Pselaphinae, con centinaia di esemplari campionati appartenenti a 35 specie diverse di cui 5 nuove per la scienza (periodo 2012-2020). Alcuni risultati sono già stati pubblicati da Roberto Poggi, ex direttore e attualmente conservatore onorario del Museo civico di Storia naturale di Genova, come la presenza di Xenobythus serullazi in Valle Stura di Demonte, genere nuovo per l’Italia e la descrizione di Paramauros lanai Poggi, 2014 (PI1757, Borna del Servais C, Ceres, Valli di Lanzo, Torino), Tychobythinus eludens Poggi, 2019 (PI1010, Grotta di Rossana) e Bryaxis lanai Poggi, 2019 (PI1315, Buco del Partigiano, Roccabruna, Valle Maira, Cuneo).

Nel 2019 è stato pubblicato un contributo di Casale, Giachino e Lana che ha aggiornato la distribuzione del genere Duvalius (Carabidae, Trechini) in Piemonte e Liguria, nel quale vi è anche la descrizione di D. chestai (PI599, Grotta Oggeri, Lisio, Valle Mongia, Cuneo) e D. gestroi cristianae (Miniere presso i Laghi Lavagnina, Mornese, Alessandria).

A fine 2019 è stata pubblicata da P.M. Giachino e Dante Vailati una revisione di parte delle Bathysciola delle Alpi occidentali con la descrizione di 5 generi nuovi, cominciando così a mettere ordine in un gruppo di Leptodirini particolarmente complesso.

Nel 2021 è stata descritta, da parte di Giulio Gardini di Genova, una nuova specie di pseudoscorpione del Piemonte: Chthonius lanai (PI1323, “Pertus d’la Kassetta”, Bernezzo, Cuneo).

Nel 2022 è stato pubblicato un contributo di Casale, Giachino, Lana e Magrini che ha ulteriormente aggiornato la distribuzione del genere Duvalius (Carabidae, Trechini) in Piemonte e nel quale vi è la descrizione di Duvalius meovignai (PI3173, Grotta Ribes, Vallone di Borello, Garessio, Cuneo).

Sempre nel 2022 sono state descritte due nuove specie di ragni appartenenti al genere Troglohyphantes trovate in tempi abbastanza remoti (1983 e 2001) da Achille Casale ed Enrico Lana: T. achillis Isaia & Mammola, 2022 (PI1591, Tana del Diavolo, Roure, Valle Chisone, Torino) e T. delphinicus (PI1017, Pertus del Drai, Sampeyre, Valle Varaita, Cuneo).

Enrico Lana (Presidente di “Biologia sotterranea Piemonte – Gruppo di Ricerca”)

BIBLIOGRAFIA dell'autore

 

Aracnidi sotterranei delle Alpi Occidentali italiane - Marco Isaia, Mauro Paschetta, Enrico Lana, Paolo Pantini, Axel L. Schönhofer, Erhard Christian & Guido Badino. Monografia del Museo regionale di Scienze naturali di Torino, 2011

 

Dizionario italiano di Speleologia - a cura di Carlo Balbiano, Achille Casale, Enrico Lana e Giuliano Villa, con un consistente contenuto di carattere biospeleologico. Edito in associazione con SSI, AGSP e Regione Piemonte, 2004.

 

Documentario: "Lontano dal sole" - a cura di Enrico Lana e Achille Casale. Regia e riprese di Gianni Valente. Sotto l'egida del Museo regionale di Scienze naturali di Torino, 1999/2000

 

Fauna Hypogaea Pedemontana. Grotte e ambienti sotterranei del Piemonte e della Valle d’Aosta. Lana E., Giachino P.M., Casale A. WBA Monographs 6, WBA Project Ed., Verona, 2021

 

Le grotte del Monte Fenera e la loro fauna - Enrico Lana & Renato Sella, Associazione Naturalistica Piemontese, 2016

 

Note sulle specie ipogee del genere Eukoenenia in Piemonte: distribuzione, habitat, comportamento (Arachnida, Palpigradi: Eukoeneniidae). Balestra V., Lana E., Casale A. - Bollettino della Società entomologica italiana, Genova, 151 (1): 13-23. 2019

 

Observations on the habitat and feeding behaviour of the hypogean genus Eukoenenia (Palpigradi, Eukoeneniidae) in the Western Italian Alps.Balestra V., Lan E., Vanin S. - Subterranean Biology, 42: 23-41, 2022

 

Ragni cavernicoli del Piemonte e della Valle d’Aosta - Claudio Arnò ed Enrico Lana. Regione Piemonte e Associazione Gruppi Speleologici Piemontesi, ed. "La Grafica Nuova", Torino 2005.

 

 

 

 

Scheda a cura di Enrico Lana.

Introduzione di Dario Olivero