Rosalia alpina

Il cerambicide della quercia

La Rosalia alpina è un Coleottero Cerambycidae dall'inconfondibile livrea azzurro - nera. Si tratta di un raro insetto che si sviluppa nel legno di alberi morenti, ma anche già tagliati o caduti. La larva emerge dopo 2-3 anni da un foto ellittico e svolge la sua attività di ricerca del partner fra luglio e agosto (nei nostri climi). Si tratta di un insetto considerato un buon indicatore biologico per foreste mature di latifoglie. In Italia si ritrova in questi ambienti, fra 500 e 1500 m di quota. In altri paesi può vivere anche a livello del mare. Tipicamente preferisce il faggio, ma è stato osservato anche su altre essenze, fra cui tiglio, frassino, salice, nocciolo, castagno, carpino bianco e querce.

Le sue esigenze ecologiche limitano la sua diffusione ai soli siti in cui è presente una copertura boschiva con alberi vetusti: in seguito all'abbandono delle montagne negli anni '60, pare che la specie possa aver tratto un vantaggio dalla rarefazione dei tagli di legname. Si tratta comunque di una specie poco frequente, che è stata inserita negli Allegati II (specie la cui salvaguardi richiede la destinazione di zone speciali di conservazione) e IV (specie la cui salvaguardi richiede una protezione rigorosa) della Direttiva Habitat.

Riconoscimento

Coleottero di 15 - 40 cm con colorazione azzurro cenere, di solito con 6 macchie nere che possono variare nel numero e nella forma. Le antenne portano ciuffi di setole nere ad ogni segmento. I maschi hanno le antenne lunghe più del corpo, a volte fino al doppio, mentre le femmine le hanno lunghe al massimo come il corpo o poco più.

L'aspetto appariscente di questo bellissimo insetto può attirare l'attenzione di appassionati e osservatori occasionali, che grazie alla facilità di acceso alla montagna stanno aumentando negli ultimi anni. Le piattaforme di Citizen Science come iNaturalisti, InNat e Ornitho permettono di segnalarne la presenza con molta facilità. Nonostante questo, le osservazioni restano piuttosto scarse: in Piemonte si contano solo 24 segnalazioni fra il 1847 e il 2019, la maggior parte delle quali sono concentrate negli ultimi anni, grazie proprio alle piattaforme di Citizen Science.

Per il Piemonte, la specie è segnalata per le valli Gesso, Vermenagna, Maira, Po, e, a nord, Val Grande. Resta un'ampia zona da cui mancano indicazioni nel centro-ovest della Regione.

Pericoli per la specie

Il maggior pericolo per questo splendido animale è la mancanza di alberi in cui svilupparsi. La specie, pur nutrendosi di legno in fase larvale, non è dannosa per gli alberi in quando sceglie piante già morenti. Nelle zone di montagna, con il recente ritorno alle case per le vacanze, un pericolo potrebbe essere rappresentato dal taglio degli alberi vecchi nei dintorni delle frazioni e l'uso come legna da ardere. Una buona pratica potrebbe essere quella di controllare se nei dintorni si vedono adulti nei mesi centrali dell'estate (luglio - agosto) e lasciare la legna tagliata all'ombra per un anno o due prima di bruciarla.

 

Si raccomanda di segnalare sempre la presenza della specie in un'area, utilizzando i canali di Citizen Science.

 

 

 

 

Autore: Dario Olivero

Tag: Cerambidice della quercia, citizen science, monitoraggio