Fiume Stura di Demonte: storia geomorfologica (area di Demonte)

La geomorfologia dell'ultimo tratto montano della valle Stura è il risultato di diversi processi in sequenza, fra cui si possono ricordare: la deposizione dei sedimenti, l'orogenesi alpina, la tettonica, i ghiacciai quaternari, il lago, l'erosione fluviale e quella rimontante.

La complessità del tema non permette di darne qui una panoramica completa, ma piuttosto si vuole in questa sede stimolare l'interesse per l'area e far intuire quanto sia varia la genesi di questa valle. Oltretutto, per alcuni aspetti gli studi sono ancora in corso e la geomorfologia può riservare nuove sorprese.

Lo scopo di questa semplice scheda è quindi di illustrare quelle strutture che chiunque può vedere sul posto, e aiutare il visitatore ad addestrare l'occhio su queste forme del paesaggio. Si potrà poi riconoscere in altre valli le stesse strutture e tentare anche lì una ricostruzione ipotetica, per infine verificare quanto ci si era andati vicini.

Nell'area compresa fra Demonte e Roccasparvera si possono osservare diverse forme che raccontano le varie fasi di modellazione della valle. Nella grande scala, osservando dall'alto la zona, si nota un allineamento parallelo fra l'alta valle della Stura, il vallone di Neraissa, il vallone dell'Arma ed altri minori. Questa era la direzione dei ghiacciai più antichi, quando ancora non era stata scavata la parte bassa dove attualmente scorre il fiume.

Per lungo tempo si è discusso se la sella di Madonna del Colletto, a cavallo fra valle Stura e valle Gesso, fosse di origine glaciale, ma su di essa non si trovano resti morenici ed è molto elevata anche rispetto alle morene laterali sopra Festiona.

Tuttavia la netta forma a parabola ha suggerito da sempre questa ipotesi, e nel 2006 si è concentrata l'attenzione su una concavità laterale, poco a monte, che pare proprio essere compatibile col passaggio di un ghiacciaio. Sarebbe, in parole semplici, la forma di erosione laterale del fianco del ghiacciaio che scavò la sella del Colletto.

Sullo stesso allineamento si trova, sul lato sinistro della valle, la grande incisione del vallone dell'Arma, che ospitava a sua volta un ghiacciaio. Pare dunque che anticamente il ghiacciaio del vallone dell'Arma attraversasse tutta la valle trasversalmente, passasse sulla sella del Colletto, e si scaricasse in valle Gesso.

L'allineamento è sulla direzione dell'alto e medio corso del vallone dell'Arma, ma non sul quello della parte bassa: essa è stata scavata solo successivamente, quando le direzioni erano ormai mutate.

All'incontro fra il ghiacciaio principale della valle Stura con quello del vallone dell'Arma (ghiacciao del Cant), nella zona dove oggi sorge Demonte, si trova il verrou glaciale del Podio di Demonte.

I verrous glaciali sono dei rilievi formati da rocce molto resistenti: quando un ghiacciaio vi passa sopra, leviga il lato di provenienza del ghiaccio e la parte sommitale, mentre lascia irregolare la superficie a valle.

Il Podio di Demonte è formato da due parti: il Colle del Forte e il Colle del Podio. Quando il ghiacciaio principale della valle Stura era nella sua fase di espansione, defluì anche sulla sinistra del suo corso, scavando una piccola sella glaciale dividendo che divise l'originale rilievo unico in due punte. In questa zona si incontravano i due ghiacciai, della Stura e del vallone dell'Arma. Nel massimo glaciale, circa 20000 anni fa, il Podio era ricoperto da 500 metri di ghiaccio. Il lavoro di Federici (2012) parla di una larghezza di 3 Km del ghiacciaio principale durante queste fasi: esso riusciva anche a scavalcare la dorsale di Madonna del Pino per raggiungere poi lo sbocco del vallone dell'Arma.

Questi ghiacciai hanno lasciato diversi accumuli morenici, sia frontali che laterali, visibili in parte ancora oggi, quasi tutti riferibili all'ultima fase. Nella zona descritta da questa scheda si osservano diverse morene, in parte distrutte dalla successiva erosione fluviale, in parte sepolte nei depositi: sono molto ridotte in altezza, e rappresentano le tracce di successive fasi di ritiro glaciale, deposte man mano che il ghiacciaio fondeva alla fine della fase Würm, circa 12.000 anni fa, con diverse velocità e con varie pause.

Per le morene frontali, si hanno due archi di meno di 10 metri d'altezza tra gli abitati di Fiandin e Festiona: partono dal versante destro e si allontanano verso il centro della valle, poi interrotti dell'erosione della scarpata di Stura, e ospitano su di essi le case di Ciardola.

Un terzo arco frontale sorge a Festiona, più a valle degli altri due, sviluppato fra S. Antonio e Rueita per meno di 100 metri. La particolarità, qui, è che questa piccola morena contiene sia detriti glaciali con rocce e sabbia, sia ciottoli arrotondati tipicamente fluviali: il ghiacciaio li ha prelevati da un terrazzo di origine fluviale, più antico del ghiacciaio e formato dallo scorrere di un fiume in una fase interglaciale, per poi ridepositarli qui.

Questi archi proseguono lateralmente a destra di Fiandin fra 750 e 800 metri di quota.

Le morene laterali (cordoni) a Festiona sono due: uno a Tetti Baut (980 m di quota), dove tocca la strada del Colletto, e misura 400 m di lunghezza. Questo cordone ha sbarrato la piccola valle laterale del Rio Baut, che scende dal Colletto, facendogli depositare qui un piccolo ripiano fluvio-lacustre.

In sinistra orografica, presso Demonte, si trova una morena laterale a 840 metri di quota, lunga 450 m, contenente calcari e anatessiti in una matrice sabbiosa-siltosa.

Riassumendo: tutta l'area ci parla di un antico percorso dei ghiacciai, con quello del vallone dell'Arma che si apriva un passaggio alla sella del Colletto per finire in valle Gesso. Poi le direzioni sono cambiate: i ghiacciai scavavano ora quasi trasversalmente rispetto a prima, disegnando la valle che conosciamo oggi. Di questo periodo si riconosce l'incontro fra il ghiacciaio principale e quello dell'Arma nel verrou di Demonte. Infine i ghiacci si sono ritirati a più riprese, lasciano morene frontali e laterali in parte ancora riconoscibili. Il tutto si può osservare percorrendo le strade e i sentieri che salgono a Madonna del Colletto e nel vallone dell'Arma: in inverno, con la mancanza delle foglie, si può avere una migliore visibilità.

La storia prosegue poco più a valle, dove si formarono prima un lago e poi i meandri, ma sarà il tema di quest'altra scheda.

BIBLIOGRAFIA

 

Federici Paolo Roberto, 2012: Introduzione alla morfologia glaciale della

Valle Stura di Demonte (Alpi Marittime). In: Memorie della Accademia

delle Scienze di Torino. 1. Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, 36 (2012)

Scaricabile da QUI

 

Federici & Malaroda, 2006: L’antichissima sella del Colletto di

Valdieri tra le valli Gesso e Stura di Demonte (Alpi Marittime), Atti

Acc. Sc. Torino. Atti Sc. Fis., 140, 2006, 123-137.

Scaricabile da QUI

 

Malaroda R., 1957: Studi geologici sulla dorsale montuosa compresa fra le

basse valli della Stura di Demonte e del Gesso, Mem. Ist. Geol. Min.

Univ. Padova, 20, 1957, 130 pp.

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Sacco Federico, 1932: Il glacialismo nelle Alpi Marittime Italiane, Min. LL.PP:

Serv. Idr. Uff. Idr. PO. Pubbl.10, 1932, 43 pp.

 

 

 

Autori: Dario Olivero

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