Torrente Gesso: storia geomorfologica

Il Gesso è uno dei due corsi d'acqua che disegna il triangolo del terrazzo fluviale di Cuneo.

Come si vede dalla carta geologica dell'ARPA Piemonte, i conoidi antichi del Gesso indirizzano i depositi verso est, nell'area di Beinette, dove ancora attualmente la falda del fiume sgorga a giorno nella più imponente risorgiva piemontese.

 

La storia del Gesso è molto complessa e questa ricostruzione è da intendersi estremamente semplificata: non tutti gli aspetti sono ancora ben chiari. Alla fine della terzultima glaciazione (Mindel) il Tanaro, in violetto, scorreva in direzione nord-ovest, con tendenza a spostarsi verso est. La pianura alessandrina andava incontro a un abbassamento mentre quella cuneese si stava sollevando. Un piccolo fiume, detto spesso "fiume X" (in arancione) arretrava la propria sorgente per erosione rimontante. La tracimazione laterale del Tanaro nel letto del fiume X portava le acque del grande fiume a riversarsi nel piccolo. L'antico letto, che portava il Tanaro a sfociare nel Po nei pressi dell'area di Caramagna, venne abbandonato: ora il Tanaro si gettava nel Po nella zona di Valenza, in un punto posto a 150 m. di quota più in basso. Le acque, accelerando, innescarono una profonda e rapida erosione, sia a valle sia a monte, approfondendo l'intero alveo del Tanaro e dei suoi affluenti. Questo approfondimento è ancora in corso.

Alla fine della penultima glaciazione (Riss), si solleva l'anticlinale vivente di Fossano, che sbarra l'accesso alla valle di Bene Vagienna. Gli altopiani di Salmour, del Beinale e del Femolasco conservano depositi dell'epoca Mindel, mentre la valle di Bene Vagienna ha depositi rissiani. Da questo momento in poi non vengono portati nuovi sedimenti in questa valle: quelli wurmiani saranno solo esterni alla valle. I pendii creati dall'anticlinale, infatti, pur essendo minimi, deviano il Gesso e il Pesio ( in verde) fuori dalla valle: da allora nessun fiume esterno vi entrerà più.

Secondo l'ipotesi di Federico Sacco (Geologo, insegnante di Geologia all'Università di Torino a cavallo fra '800 e '900), il Gesso percorse la valle portandovi ciottoli di sieniti, reperibili, secondo sue osservazioni, nell'area vicina di Morozzo. Egli non parla del Pesio, considerandolo sempre esterno alla valle e giustificando la sua netta curva come un semplice cambio di direzione dovuto alla pendenza della pianura verso est in questo punto.

Augusto Biancotti, insegnante di Geomorfologia all'Università di Torino, circa un secolo dopo riprende gli studi in quest'area e considera il Pesio come l'unico fiume della valle di Bene Vagienna, parlando della sua curva a gomito come di un gomito di cattura. Egli non parla del Gesso.

In questa sede, essendo venuti a mancare entrambi gli studiosi, riportiamo le due ipotesi avanzando la proposta che entrambi i fiumi, in diversa misura, abbiano potuto partecipare alla formazione della valle, considerando anche il ritrovamento di migmatiti in essa: le migmatiti sono tipiche del massiccio dell'Argentera, da cui proviene il Gesso. In quanto al Pesio esso è sicuramente deviato da un fenomeno di cattura, e dunque è estremamente probabile che precedentemente anch'esso entrasse nella valle. Le due ipotesi non appaiono quindi in contraddizione in questa fase degli studi.

Mentre il Pesio viene catturato e devia verso il Tanaro a est, il Gesso viene sospinto verso la depressione di Stura, che andava rapidamente approfondendosi (da circa 12.000 anni fa - fine dell'ultimo fenomeno glaciale: Wurm), e inizia a spazzare la pianura avvicinandosi al terrazzo di Cuneo. Secondo l'ipotesi di Biancotti, il sollevamento della pianura cuneese prosegue, livellando gli effetti dell'anticlinale, ma ormai i fiumi hanno già cambiato direzione.

Gli ultimi spostamenti del Gesso si riconoscono dalle scarpate di Spinetta: prosegue l'avvicinamento alla zona di Cuneo.

La tendenza a spostarsi verso Stura è così netta che nel '600 il Gesso lambiva la scarpata est di Cuneo tanto da eroderne la base: il corso passava nell'area del "giuoco del pallone", vicino all'attuale stazione Gesso. Il palazzo indicato in blu, l'ospizio dei rachitici, rischiò più volte di crollare (era in passato il monastero della chiesa di San Ludovico. La chiesa si trovava dove adesso c'è il teatro Toselli). Quando furono abbattute le mura cittadine, all'inizio dell'800, e si decise di ampliare la città, la terra scavata per le nuove costruzioni venne accumulata per 50 anni a ridosso dei "baluardi Gesso", spingendo il fiume più lontano. Si ricavò così lo spazio per costruire la stazione Gesso e il ponte della ferrovia. L'ultima deviazione del Gesso, come per molti fiumi in aree antropizzate, è dunque artificiale.

L'erosione è proseguita in relazione al continuo sollevamento della pianura, in corso tutt'ora, tanto che i piloni del ponte di Borgo di San Giuseppe sono stati quasi scalzati alla base in meno di un secolo e si è dovuto più volte provvedere a portare nuovo materiale nel letto per rinsaldare le fondamenta.

BIBLIOGRAFIA

 

 

ARPA Piemonte: Uno sguardo sul territorio - Appunti di geologia del Piemonte. A cura di Giacomelli L., Morelli M., Paro L. Revisione scientifica di Carraro F., Fioraso G., Piana F. (2006)

 

ARPA Piemonte: Idrogeologia del Piemonte

 

Biancotti Augusto: Rapporti fra morfologia e tettonica nella Pianura Cuneese, Geogr. Fis. Dinam. Quat., 2, 1979, 51-56

 

Dipartimento di Ingegneria del Territorio, dell'Ambiente e delle Geotecnologie - Politecnico di Torino, Provincia di Cuneo: Le acque sotterranee della pianura e della collina cuneese. A cura di: M.V. Civita, B. Vigna, M. De Maio, A. Fiorucci, S. Pizzo, M. Gandolfo, C. Banzato, S. Menegatti, M. Offi, B. Moitre. Scribo, 2011

 

Sacco, Federico: Volume 19 di Atti della R. Accad. d. scien. di Torino: L'alta valle Padana durante l'epoca delle terrazze in relazione col contemporaneo sollevamento della circostante catena alpino appeninica, 1884

 

 

 

Autore: Dario Olivero

Tag: Torrente Gesso, geoforfologia, deviazione fluviale, risorgiva di Beinette, valle di Bene Vagienna