Bosco Bandito di Palanfrè

Palanfrè è una piccola borgata collocata a 1379 m di altitudine e distante circa 9 Km. dal comune di Vernante. Si trova ai piedi della Costa di Pianard, nella val Grande, cioè nella valle laterale posta alla sinistra orografica della val Vermenagna.

Il nome Palanfrè deriva probabilmente “ …dal sostantivo prelatino pala, derivante dalla radice celto-ligure pal, “rupe scoscesa” e velatamente influenzato dalla parola latina fer-ferus, “luogo selvaggio” e indicante quindi letteralmente una “ripida località pascoliva isolata, alla base di monti rocciosi”. Riferimento 

Tale borgata anticamente era il centro più importante della val Grande e quest’ultima - agli inizi del 1900 - contava più di 2000 abitanti. Con l’abbandono delle montagne, nel dopoguerra, il borgo si spopolò e solo a partire dai primi anni 2000 venne riqualificato permettendo l’insediamento in pianta stabile di alcune famiglie che hanno avviato imprese agricole e turistiche.

La posizione della borgata è stata da sempre pericolosa per il rischio di valanghe, motivo per cui, fin dal 1700, nonostante l’ingente richiesta di legname di quei tempi, venne proibito (= “bandito” – da cui il nome di BOSCO BANDITO DI PALANFRÈ) il taglio degli alberi che si trovavano oltre l’abitato, onde assicurare una copertura ed una difesa naturale da tali eventi. Proprio a riprova di questo fatto, presso il Comune di Vernante, sono custoditi i Bandi Campestri del 1741 che testimoniano come tale bosco fosse protetto fin da allora.

Il Bosco Bandito di Palanfrè è oggi costituito da faggi di alto fusto posti su una dorsale morenica molto scoscesa. Negli anni, ed in particolare negli ultimi quarant’anni, le utilizzazioni forestali sono molto diminuite e sono stati condotti numerosi studi relativi alla gestione di foreste individuate per la loro funzione protettiva. La faggeta di Palanfrè – in particolare - è stata gestita inizialmente tramite la creazione della Riserva Naturale del Bosco e dei Laghi di Palanfrè (1979) e successivamente con l’accorpamento, nel 1995, al Parco Naturale dell'Argentera, e in seguito, all’istituzione del Parco Naturale delle Alpi Marittime.

Riguardo ai criteri relativi alla conduzione di tale bosco, sono stati effettuati interventi atti a ridurre la presenza di piante instabili e altri idonei a favorire l’insediamento di nuclei utili al rinnovo del bosco. Per chi volesse approfondire tale aspetto, si rimanda a “Selvicoltura nelle foreste di Protezione" (Regione Autonoma Valle d’Aosta - Regione Piemonte, 2006 - pdf relativo alla selvicoltura nelle foreste di protezione, in particolare  al caso-studio relativo al bosco di Palanfré pag.196-200  QUI)

La faggeta, nella sua porzione settentrionale, ospita esemplari considerevoli sia per dimensione che per età e in molti di essi si possono osservare tronchi contorti e nodosi, a testimonianza degli ostacoli che hanno dovuto affrontare per sopravvivere perché cresciuti al limite della loro quota abituale (circa 1400 - 1500 m. s.l.m.). Ancora oggi questo bosco svolge il duplice ruolo di protezione dalle valanghe e di conservazione della biodiversità.

Il faggio più grande del bosco Bandito di Palanfré è stato inserito nel 2016 nell’elenco degli alberi monumentali piemontesi e può vantare un tronco di quasi 5 m. di circonferenza ed un’altezza di oltre 25 m.

L’estensione complessiva della faggeta è di 20 ettari, di cui anticamente:

  • i 9 ettari del Bosco Bandito erano protetti dal taglio,
  •  gli altri 11 ettari erano utilizzati come bosco ceduo (= che si poteva tagliare), il quale veniva mantenuto troncando dalle ceppaie i polloni più vecchi e usandoli probabilmente per produrre carbone.

La foresta originaria era quasi sicuramente mista e costituita da abeti  bianchi e larici in equilibrio dinamico tra loro; nel tempo gli abeti vennero sradicati e di ciò è rimasta traccia nel nome del vicino monte Sape (abete bianco = sapin – francese, sap- occitano).

Oggi il Bosco Bandito di Palanfrè è soggetto a norme di tutela che – dopo averne individuato il valore naturalistico ed ecosistemico (conservazione della biodiversità, protezione, assorbimento CO2, presenza di alberi monumentali,  ecc…) ed aver definito quale possa essere la strategia migliore per la sua gestione - regolano se, dove, come e quando tagliare.

Inoltre, per favorire un’attività di turismo ecologico, è stato predisposto un percorso ad anello che, partendo dal posteggio di Palanfrè  (1535 m, 0:50 - 0:55 ore), alterna pascoli a boschi e conduce infine al bellissimo Bosco Bandito, toccandolo - fortunatamente - solo marginalmente; tale sentiero è corredato da una appropriata cartellonistica, che può accompagnare il visitatore nella scoperta della biodiversità faunistica e floristica ivi presente.

Bibliografia e sitografia

 

 

Il Bosco Bandito di Palanfrè sul sito alpidicuneo.it

 

Palanfrè sul sito giorgiozanetti.ca

 

I boschi di latifoglie e di conifere sul sito del Parco Alpi Marittime

 

Il BoscoBandito di Palanfrè sul sito piemonteoutdoor.it

 

I sentieri di Palanfrè sul sito di piemonteparchi.it

 

Selvicoltura nelle foreste di protezione - Esperienze e indirizzi gestionali in Piemonte e in Valle d’Aosta. Compagnia delle Foreste, Regione Autonoma Valle d’Aosta - Regione Piemonte, 2006 - Arezzo. Disponibile in pdf QUI

 

La borgata di Palanfrè sul sito vermenagna-roya.eu

 

 

 

Autori: Ornella Reinaudo, Luca Marello