Bosco dell'Alevé

Il bosco dell’Alevè si trova in alta Valle Varaita, alle pendici del Monviso, nei comuni di Sampeyre, Casteldelfino e Pontechianale, ed è compreso nei confini del Parco del Monviso. È il bosco di pini cembri più grande delle Alpi in quanto ricopre una superficie di circa 825 ettari e si estende dai 1500 ai 2500 m. s.l.m.. È il più grande bosco puro di pini cembri in Italia, e uno dei più antichi d'Europa, e risulta essere il bosco puro di cembri più a sud nel continente. “Il Bosco dell’Alevè quindi rappresenta un “unicum” di grande valore ecologico e storico per le Alpi” (dal sito del Parco del Monviso).

Il suo nome “Alevè” deriva dall’occitano “èlvou” che significa proprio pino cembro. Si tratta di un bosco puro di Pino cembro (91% circa), accompagnato da alcuni esemplari di Larice (9% circa).

È un bosco molto antico, le cui origini risalgono alle glaciazioni quaternarie. Famoso anche nell'antichità, fu citato da Virgilio (Eneide, Libro X, come pinifer Vesulus, il Monviso coperto di pini), nella Historia Naturalis di Plinio il Vecchio (Libro XVI) e dallo storico latino Strabone (Geografia, Libro IV, cap. 6). Anche dal punto di vista naturalistico è molto importante poiché, pur essendo il pino cembro presente in molte valli del Piemonte, sulle rupi e in associazione ai lariceti, la sua diffusione si è nel tempo ridotta in maniera evidente per far posto ai pascoli.

A metà '700 furono abbattuti moltissimi pini cembri, anche centenari, per costruire una fortificazione militare di circa 15 Km, dal Monviso al Monte Pelvo. L'opera non risultò utile a fini militari, ma fu smantellata nel tempo per ricavarne legna da costruzione o da ardere, da utilizzare soltanto all'aperto perché la resina tende a otturare le canne fumarie. Peraltro, il bosco è tutelato fin dal '300 e si è preservato fino ad oggi anche grazie alle difficoltà di accesso a parte del suo territorio.

IL PINO CEMBRO

Il pino cembro (Pinus cembra L., 1753) è una aghifoglia i cui esemplari più grandi possono arrivare anche a 25 m. di altezza. Gli aghi sono riuniti in fascetti di 5, ognuno di colore scuro sulla parte superiore e grigiastro in quella inferiore. I suoi coni maschili sono riuniti in spighe gialle mentre quelli femminili sono di colore rosa porpora. Le pigne cadono a terra senza liberare i pinoli; questi ultimi fuoriescono dalla pigna solo quando essa marcisce oppure grazie all'azione di animali specializzati come la Noccolaia (Nucifraga caryocatactes Linnaeus, 1758).

Il rinnovamento della cembreta si deve proprio a questo corvide. Infatti i pinoli del cembro, a differenza di quelli di altre conifere, sono pesanti e non possiedono alette per disperdersi in aria ed inoltre la pigna che li ospita non si apre da sola. È grazie alla nocciolaia, che si nutre dei pinoli del cembro, che le pigne possono essere spaccate; inoltre essa, per aver una scorta annuale di semi, li nasconde nel terreno per poi utilizzarli in gran numero anche in inverno, sotto la neve. Quelli non trovati germogliano e danno origine a nuovi pini cembri. E’ probabilmente questo il motivo per cui si può osservare  un pino cembro a quota 2950 m, fra le rocce della Cima delle Lobbie: è l'esemplare più alto in quota nel bosco dell'Alevé.

Il cembro è specie longeva: vicino al rifugio Bagnour c’è un enorme pino cembro, alto 18 m. e di età stimata di circa 550 anni o più (alcune fonti citano più di 600 anni), con una circonferenza di 360 cm. Nel 2018 è stato inserito nel registro degli alberi monumentali. È visibile a queste coordinate (Google Maps): 44°36'47,07" e 7°04'41,62". Un altro esemplare ha raggiunto i 400 anni.

Per le sue notevoli caratteristiche, il bosco dell’Alevè è entrato a far parte del Registro dei boschi da seme dal 1949. Si tratta quindi di una pineta da cui vengono prelevati i semi (pinoli) per poi piantarli in vivai e ottenere infine plantule da ripiantare in questo o in altri siti di rimboschimento.

FLORA: LE ALTRE SPECIE

È inolre una foresta ricca d’acqua in quanto i nevai d’alta quota alimentano alcuni laghi che, a loro volta, riforniscono i ruscelli. Lo dimostra il fatto che, camminando in mezzo alla cembreta, si possono incontrare due piccoli laghi: il Lago Secco a 1890 m. e il Lago Bagnour a 2017 m. (dove si sta sviluppando una torbiera) su cui sorge l’omonimo rifugio.

Altre essenze osservabili in questa foresta sono il Larice (Larix decidua), unica conifera caducifoglia presente nei nostri ambienti, e alcuni esemplari di Abete rosso (Picea abies) e Abete bianco (Abies alba), distinguibili per la presenza di aghi singoli, non riuniti in fascetti. Le due specie sono facilmente riconoscibili osservando le “pigne” sui rami: l’abete bianco presenta coni verticali mentre nell’abete rosso sono penduli.

LA FAUNA

La fauna comprende specie tipiche degli ecosistemi freddi, come ad esempio la Civetta capogrosso e la Nocciolaia. Altri uccelli che si possono osservare sono la cincia mora (Periparus ater Linnaeus, 1758), il picchio rosso e il picchio nero (Dendrocopos major Linnaeus, 1758 e Drycopus martius Linnaus, 1758), la cinciallegra (Parus major Linnaeus, 1758), il rampichino (Certhia familiaris Linnaeus, 1758), il gufo reale (Bubo bubo Linnaeus, 1758), l’aquila (Aquila chrysaetos Linnaeus, 1758), la poiana (Buteo buteo Linnaeus, 1758) ed il crociere (Loxia curvirostra, Linnaeus 1758) che con il suo becco uncinato ed incrociato è specializzato nell’apertura delle pigne e dei pinoli del pino cembro. .

Tra i mammiferi vi sono, per esempio, lo scoiattolo (Sciurus vulgaris Linnaeus, 1758) e il moscardino (Muscardinus avellanarius Linnaeus, 1758). Tra i rettili si ricorda la vipera (Vipera aspis Linnaeus, 1758), che predilige come habitat le radure ben esposte e le pietraie assolate.

Nei laghi si riscontra la presenza del raro Branchipus blanchardi Daday, 1908, un endemismo delle Alpi Occidentali. Questo piccolo crostaceo trasparente con riflessi verdognoli si può vedere nuotare sul dorso appena sotto il pelo dell'acqua. Il nome è un omaggio al suo scopritore, l'entomologo francese Raphaël Blanchard che lo scopri alla fine dell'800.

Fra gli insetti ricordiamo il carabo nero (Carabus clathratus Linnaeus, 1761), un coleottero carabide che si nutre di insetti, bruchi e larve, e l’Apollo (Parnassius apollo Linnaeus, 1758), una farfalla dalle ali bianche con macchie rosse; inoltre si possono incontrare formicai di Formica rufa in gran numero.

IL PARCO

 

Il bosco dell'Alevè fa parte del Parco del Monviso dal 2016, gestito dall'Ente di Gestione delle Aree Protette del Monviso, con sede in Saluzzo (CN), via Griselda 8.

Tel. 011 4321008

La cartografia del Parco Naturale del Monviso è scaricabile da QUI (23Mb)

Il sito del Parco è visitabile QUI

 

IL CENTRO VISITE

 

Il bosco dell'Alevè ha un centro visite dedicato, in cui è possibile visitare un grande diorama che riproduce un paesaggio del bosco, con flora e fauna. La particolarità è che non ci sono barriere fra gli animali esposti e i visitatori, che possono quindi entrare nel diorama stesso fra lepri, cinghiali, scoiattoli, picchi, camosci, nocciolaia ecc, fino alla ricostruzione del Lago Bagnour, percorrendo il sentiero interno come se fossero nel bosco originario.

Via Roma 26, 12020 Casteldelfino (CN)

Gestito dal Parco del Monviso

Contatti:  011 4321008 - didattica@parcomonviso.eu

 

Orario

Giugno:

dal 20 giugno  al 30 giugno 2021:

domenica 10:00 - 12:30 e 14:00 - 18:30
 

Luglio:

sabato 14.30 - 18.30

domenica 10:00 - 12:30 e 14:00 - 18:30
 

Agosto:

dal 1 al 20 agosto:

  • dal lunedì al venerdì 14.30 - 18.30
  • domenica 10:00 - 12:30 e 14:00 - 18:30

dal 20 al 31 agosto:

  • domenica 10:00 - 12:30 e 14:00 - 18:30

 

Settembre:

dal 1 settembre al 12 settembre:

domenica 10:00 - 12:30 e 14:00 - 18:30

Ingresso gratuito

Chiuso dal 12 settembre al 20 giugno.

 

Si consiglia di visitare il sito del Parco per gli aggiornamenti di date e orari di visita, consultabile QUI

 

WEBCAM METEO

 

Sul sito del Comune di Pontechianale sono attive 5 webcam meteo, visibili QUI

 

 

Autrici: Mariangela Aloi, Ornella Reinaudo