Il Bosco di Sant’Anselmo si trova al confine dei comuni di Cuneo e Castelletto Stura, in destra orografica della Stura di Demonte. Ha estensione complessiva di circa 20 ettari, con popolamento di latifoglie miste (olmo, carpino e ciliegio) nel quale si trovano gruppi di farnia. il bosco ha origine naturale (è di tipo relittuale, ricco di piante giovani, con sesto d’impianto casuale e composizione regolare); tuttavia, presenta elementi di gestione umana, che influenzano la struttura attuale: infatti, in tempi passati l’area era utilizzata come discarica (aspetti ecologici completamente diversi), ed ancora oggi è utilizzata a scopo ricreativo (sentieri e accessi) e, soprattutto, come pascolo per le pecore.
Il bosco di Sant’Anselmo può quindi essere definito come “naturaliforme” per le specie presenti, per la naturalità residua e per la presenza di ecosistemi relittuali oramai ridotti e presenti sporadicamente sulle superfici dell’area.
È una fase d’evoluzione di un bosco non più giovane, ma di transizione verso uno stadio di maturità in cui tutti gli spazi sono occupati; infatti, il grado di copertura delle chiome è elevato (90%) così come quello di copertura arbustiva del suolo (circa 85%). Gli individui presentano fusti ravvicinati e irregolari, ma sani dal punto di vista fitosanitario. É presente una rinnovazione arborea di quercia, carpino e olmo, in competizione con la fase arbustiva, densa e ricca di specie, sulla quale sembra però prevalere sfruttando longevità ed elevazione.
In corrispondenza di aperture, la fase arbustiva è più sviluppata e compete con specie arboree più invasive come la robinia, o più tipicamente colonizzatrici (frassino e pioppo); inoltre, la formazione si apre arricchendosi di biancospino (Crataegus monogyna) e di spino cervino (Rhamnus cathartica) in corrispondenza delle radure più secche (xerofile) e, viceversa, diventa più densa e tipicamente di tipo umido (con ontano nero, pioppo, salice) lungo le numerose risorgive e zone umide caratterizzate da ristagno idrico.
Tra le piante erbacee presenti, oltre alle rilevanti graminacee prative (come ad esempio, i generi Festuca, Poa, ed il Bromus sterilis), si hanno specie più boschive come Ranunculus ficaria, Anemone nemorosa, Fragaria vesca, di zone umide Equisetum sp. pl. e Carex sp., o specie più comuni come Convolvulus arvensis, Hypericum perforatum, Knautia arvensis, Leuchanthemum sp., Urtica dioica, Euphorbia sp., Silene nutans. Nella zona centrale del bosco si può osservare una ricca fioritura di Elleboro (Helleborus foetidus).
Di rilievo sono le piante acquatiche presenti all’interno dei fontanili e quelle che si sviluppano in acqua emergendo con porzioni del fusto, come l’Iris giallo (Limniris pseudacorus), il crescione (Nasturtium officinale) e la veronica acquatica (Veronica anagallis-aquatica).
Vive in questo bosco il moscardino, il più piccolo rappresentante della famiglia dei gliridi. Nei mesi primaverili si ciba di fiori di biancospino, caprifoglio, acero e castagno, sostituiti in estate da bacche e frutti; in autunno si nutre invece di nocciole e semi che gli permettono di accumulare il grasso necessario per il letargo invernale. In estate costruisce dei nidi sferici per la riproduzione, utilizzando strisce di corteccia, erbe, foglie e muschi.
Nelle radure del bosco si trova anche la rara farfalla Phengaris (Maculinea) arion. Si tratta di un licenide, dalla tipica colorazione azzurra con macchie nere, che vive in simbiosi con le formiche. La popolazione è stata studiata a fondo per anni dall'Università di Torino, ma ultimamente dei sopraggiunti cambiamenti nell'ecologia del sito e della popolazione di formica ospite (Myrmica scabrinodis), ha indotto un tracollo della piccola popolazione. Sono in corso ricerche per stabilirne la attuale consistenza.
La costruzione dell'autostrada nelle vicinanze ha impattato pesantemente sull'area, ma il bosco è incolume come anche una parte dei prati aridi circostanti, mentre una ampia porzione è andata persa. Nelle opere di compensazione erano previsti anche laghetti di decantazione naturalizzati, che hanno ottenuto una evoluzione ambientale interessantissima. In essi si riproducono attualmente le raganelle (Hyla perrini), che si possono sentir cantare nelle sere d'estate in buon numero. Anche il rospo comune (Bufo bufo), il rospo smeraldino (Bufotes balearicus) e la rana temporaria (Rana temporaria) si incontrano in primavera abbastanza facilmente. Prima di questi laghetti, gli anfibi utilizzavano spesso i canali o le risorgive marginali del bosco, mentre adesso pare si riproducano esclusivamente nei nuovi laghetti. Nell'area è presente, anche se in modo marginale, la Salamandra pezzata (Salamandra salamandra).
Nei laghetti sono state avvistate anche libellule piuttosto rare, come la Coenagrion caerulescens, piccolo zigottero azzurro che qui si riproduce, oltre a numerose altre specie.
La discarica, che fu attiva dal 1975 al settembre 1982, occupava 40.550 mq per un'altezza dei rifiuti di circa 5-6 m. Le ultime analisi del suolo riferiscono la cessazione di rilasci inquinanti in sito, ma i rifiuti tornano a giorno occasionalmente in punti localizzati in caso di lavori nei terreni. L'area fu rinaturalizzata a partire dal 1988.
Al margine nord del bosco è presente una grande risorgiva che nasce da una pozza fangosa di ritorno a giorno delle acque di falda. La risorgiva ha subito lo sbarramento rappresentato dalla strada sterrata che ne blocca il deflusso a valle, cosa che ha consentito di creare un laghetto di quasi 100 m di lunghezza. Esso era interamente compreso nel limite del bosco fino a pochissimi anni fa, sviluppando un ambiente idoneo alla riproduzione della Rana dalmatina. Col taglio del filare di alberi al margine destro, la risorgiva è passata ad essere un ambiente di zona aperto, ed è passata ad ospitare Iris giallo e altre piante acquatiche. Mentre gli anfibi hanno quasi del tutto abbandonato il sito, le libellule hanno trovato qui una nuova occasione di riproduzione. L'esempio rappresenta una riorganizzazione ecologica in atto di una zona umida che ha visto il mutare delle condizioni ambientali circostanti.
Fra gli habitat presenti nel bosco di S. Anselmo si ricordano, a titolo di esempio:
Habitat G1.
Si tratta di un prato arido periodicamente soggetto a pascolamento da parte di ovini (insieme all'habitat ad esso inframezzato E1,1). Le associazioni arboree comprendono numerosi ma isolati olmi campestri, mai di grandi dimensioni. L'habitat si presenta in buono stato di conservazione.
Habitat G1.211
Questo habitat ha uno sviluppo lineare lungo un canale e una risorgiva canalizzata. Non si estende mai lontano da essi, ma misura diverse centinaia di metri lungo il loro corso. Il ramo meridionale dell'habitat segue la diramazione del canale di Bene, lungo il quale l'habitat presenta alcune farnie, anche di grandi dimensioni, a costituire una fitta siepe insieme a cespugli di rosa canina, rovo e prugnolo. La parte di questo habitat che segue la risorgiva inizia con la sua sorgente al confine sud-est del bosco e ne segue il corso per tutto il suo sviluppo nell'area alberata, quindi sempre in zona ombreggiata. Insieme a esemplari di quercia si contano diversi grandi ontani, che tendono ad essere più frequenti nelle immediate vicinanze dell'acqua, pur senza costituire una vera comunità autonoma. La parte finale l'habitat accompagna la risorgiva in area più aperta: in questa zona, dopo la strada di accesso al bosco, la risorgiva prende il nome di canale Fontana e prosegue fino a rientrare in Stura.
Per la qualità delle specie arboree presenti, il bosco di S. Anselmo è stato inserito nel Registro regionale dei materiali di base come Bosco da seme: destinato alla produzione di materiali di moltiplicazione. I dati del bosco sono registrati come:
- - popolamento: Acer campestre L., Alnus glutinosa (L.) Gaertner, Populus alba L., Prunus padus L., Quercus robur L., Ulmus laevis Pallas, Ulmus minor Miller.
- - altre specie non oggetto di certificazione D.Lgs. 386/03: Crataegus monogyna Jacq., Euonymus europaeus L., Prunus spinosa L.
L'area è stata frequentata fin da tempi antichi e durante i lavori per l'autostrada è tornata in luce una risorgiva contenente offerte votive di epoca romana: risalenti ai primi secoli d.C., si sono ritrovate lucerne in terracotta e monete, che oggi sono esposte al Museo Civico di Cuneo in una suggestiva e accurata ricostruzione del sito.
BIBLIOGRAFIA
Sitografia
Piani naturalistici del Parco fluviale Gesso e Stura
Pubblicazioni
Mario Cordero, Carlo Fino, 1983: Tra Gesso e Stura - realtà natura e storia di un ambiente fluviale. L'artistica Editrice, Savigliano
Marco Cordero, Luca Gautero, 2017: Un paesaggio ritrovato - Dieci anni di Parco. L'Artistica Editrice, Savigliano
Chiara Gerbaudo, Dario Olivero, 2008: Quaderni di Educazione Ambientale 2 - Le Farfalle del Parco fluviale - Gli Anfibi del Parco fluviale.
Elisabetta Spadoni, 2006 - 2016 (ristampa): Quaderni di Educazione Ambientale 1 - Cuneo tra i ciottoli di Gesso e Stura, La Fauna, La Flora, L'Orto Didattico. Programma ALCOTRA - Fr 2007-2013 Progetto TRANS.FORM.ED
Autore: Dario Olivero
Tag: San Anselmo, bosco, riserva