Risorgiva di Beinette

A circa 1,5 Km da Beinette in direzione di Chiusa Pesio, a 515 m di quota, in una leggera depressione, si trova la maggiore risorgiva piemontese, e la seconda per portata d'acqua in Italia.

L'acqua ha una temperatura pressoché costante di 10,5 gradi, con piccole variazioni di mezzo grado in più o in meno in estate. La differenza di temperatura fra l'aria più calda e l'acqua fredda crea a volte delle effimere nebbie sul lago, subito disperse.

Dal fondo del lago scaturiscono oltre 2000 litri d'acqua al secondo (2 metri cubi), con una variazione compresa fra 1200 lt/sec e 2600 lt/sec. In alcuni punti del fondale la pressione d'uscita è così forte da sollevare la sabbia per 40-50 cm, dando al fondale un aspetto perennemente "ribollente". Vi sono due polle principali ubicate a 12 metri di profondità massima dal pelo dell'acqua.

Il lago vero e proprio si forma dall'incontro di 3 rami in superficie che convergono verso l'area più profonda. L'acqua proviene da un tragitto sotterraneo di circa 10 Km in linea d'aria, dalla zona delle perdite subalveo del Gesso e del Vermenagna all'uscita delle loro valli. Anticamente, il Gesso si dirigeva verso l'area dell'attuale Beinette per poi proseguire nella valle di Bene Vagienna: una parte della sua falda percorre ancora questa direzione sotterranea (vedi la scheda sull'evoluzione del Gesso QUI).

Le indagini nel sottosuolo hanno rilevato la presenza di un Complesso Carbonatico molto produttivo, che ha un alto strutturale in in questa zona, che arriva a 50 metri dal piano di campagna. Si tratta di una specie di collina sommersa da depositi composti da argille e ghiaie plioceniche (Complesso Argilloso - Ghiaioso), che sono però scarsamente produttive. L'acqua proviene dunque dal Complesso Carbonatico che qui si solleva e, superate le argille e ghiaie plioceniche che lo ricoprono, e la copertura alluvionale più recente (cioè i depositi fluviali superficiali), sgorga a giorno nella piccola depressione del lago.

La portata è costante, oggi, ma è diminuita a partire dagli anni '60 del XX secolo: pare ci sia una relazione con la costruzione dell'impianto idroelettrico "L. Einaudi" di Entracque nel 1964. In ogni caso pare non scendere sotto i 1200 litri al secondo e resta la maggiore fonte idrica per l'irrigazione della pianura nei Comuni di Beinette, Chiusa Pesio, Pianfei e Margarita.

Il lago, infatti, è chiuso in un argine in cemento da cui dipartono tre vie d'uscita, gestite da tre differenti consorzi: a ovest il canale Bealerassa, al centro il Brobbietto (che da Beinette in poi diviene il Torrente Brobbio dopo l'incontro con lo Josina), e il canale Serro a est. Come anche in passato, questi canali non servono solo per l'irrigazione, ma anche per bacini di allevamento ittico e come forza motrice per mulini e per una cartiera di cui si ha notizia fin da prima del 1400 e, oggi, per una segheria e per una centrale elettrica. Vi è anche una piccola uscita detta "buco della quaglia", che non è altro che una perdita nel contenimento del lago al lato nord, con l'acqua che si riversa nel Brobbietto.

Una volta all'anno si compiono i lavori di manutenzione per liberare il bacino dalle alghe e piante e ripristinare la ripartizione dell'acqua fra le tre vie d'uscita, argomento molto sentito oggi come in passato per l'importanza di disporre di acqua abbondante anche d'estate.

Il contenimento attuale risale agli anni '30 del XX secolo, ma ve ne era più antico di cui parla Pietro Nallino nel suo libro "Il corso del Fiume Pesio" del 1788. Questo autore riporta anche interessanti osservazioni sulla natura del luogo. I passi seguenti sono riportati fedelmente dalla prima edizione.

 

Dice Pietro Nallino (1788) che prima di costruire il contenimento, i pesci erano confinati nel lago e vi crescevano abbondanti fino a raggiungere grosse dimensioni:

"Avantichè si attraversasse il lago coll'argine per dare l'acqua alle suddette due bealere, era questo un copioso vivaio di trutte, anche di grosso peso; al presente è ridotto a poco a motivo principalmente della libera uscita per le bealere medesime, che escono là subito alla sorgente."

e più avanti parla dei bacini per itticoltura, usati ancora oggi: si sa così che si poteva andare in barca e c'era una preferenza per le trote invece delle tinche, sebbene queste prevalessero sempre:

"Dopo dell'accennato tratto ripieno di mucchi fu costrutto un muro, che occupa una parte dell'antico alveo, chiamato però il Bacino Soprano, in cui libera vi è l'entrata, e l'uscita per le trutte, indi subito comincia un secondo Bacino, il quale non è altro, che un muro attraversato per il vecchio alveo, dove scorre una determinata misura d'acqua, col di cui benefizio si forma un gran vivaio di tenche di molto peso, e di poche trutte, le quali non possono moltiplicarsi a cagione dell'altra specie, dalla quale dicono restare ammorbate, ed oppresse. Nel corso di sette anni, che dimorai in quella Villa l'ho veduto asciugare due volte per levare la razza delle tenche per la moltiplicazione dell'altra specie; ma fu inutile a cagione dell'alto fango che vi era. Vi vogliono venti quattro ore, prima che l'acqua tutta uscita dia luogo a pescare, ed essendovi al solito si va in Barchetta."

Le trote erano seguite da un Custode che poteva avere visite inaspettate da pescatori di frodo:

"Dal suddetto argine in giù resta un lungo tratto pieno di mucchi contenenti erbe lunghe, e virgulti, di mezzo a cui scorre di continuo il rimanente dell'acqua del lago; e quel posto è ricetto opportuno per le trutte, alla cui custodia s'è costrutto sulla sponda sinistra un Torrione per il Custode, il quale alle volte vien salutato con archibugiate dai pescatori notturni, come il dimostrano i segnali fatti dalle palle nel muro."

 

Questo autore parla anche dell'alimentazione del lago distinguendo tre vie, in cui era attiva la raccolta della sabbia, che aveva granulometrie diverse nelle diverse vie, e veniva usata per scopi molto vari. Cita due sole vie d'uscita:

 

"Due vene tra loro distinte, coll'unione però di sue acque formano un piccolo lago, dal quale dove si parte l'acqua, nascono erbe paludose, e vi si dà luogo al traversamento a piedi; e subito scorgersi la terza vena più profonda, e forse in abbondanza uguale alle due prime, le quali acque tutte unite insieme formano un lago di lunghezza circa un tiro di pietra, largo meno di tanto [...] che reca un'immensa utilità [...] [al]le campagne di Bennette, pel cui innaffiamento a' tempi nostri si sono dedotte dalla stessa sorgente due bealere, una maggiore dell'altra.

Dalla vena di mezzo s'estrae Sabbia gialla atta a segare i marmi, e vi si trovano pietruzze di diversi colori quasi trasparenti: la sabbia della terza vena è così fina, che se ne fa ottimo uso per le scritture; a nessuno però resta libera l'estrazione senza licenza dell'Agente; siccome anche la pesca senza la previa permission del Vassallo."

La Legge Regionale del Piemonte n. 47 del 3 aprile 1995 istituisce le norme per la tutela dei biotopi, fra cui rientra anche il lago di Beinette, che è così tutelato per le sue peculiarità naturalistiche.

Sulle rive si vede il bosco planiziale con Ontano nero (Alnus glutinosa), residuo dell'antico bosco che da qui arrivava fino a Morozzo. Sul lago è facile vedere Anatre, Aironi, Garzette e Nitticore, Gallinelle d'acqua e Martin pescatori.

Molto interessanti le piante acquatiche che si possono osservare nel lago e nei canali: Veronica anagallis-aquatica, dai fiori violetti, Ranunculus aquatilis, con le foglie sommerse di forma filamentosa a mazzetti e i piccoli fiori bianchi che emergono dall'acqua, Il Crescione (Nasturtium officinale), pianta commestibile per insalate dal gusto amarognolo (ma si raccomanda di mangiare solo quelle coltivate, di provenienza sicura e libera da ogni inquinante).

Nel lago vi è anche una ricca popolazione di Groenlandia densa, la Brasca a foglie opposte: si tratta di una pianta acquatica molto interessante, che le Note floristiche piemontesi della Rivista Piemontese di Stria Naturale definiscono "rara e poco segnalata in Piemonte". In alcune regioni italiane era creduta estinta, come in Toscana, finché ne fu ritrovata una stazione, nel modenese pare scomparsa, in Liguria non è più stata trovata, in Molise è sotto protezione assoluta, in Friuli Venezia-Giulia è assente, in Puglia è molto rara... In Piemonte si trova dai 2000 m di quota della testata della valle Stura di Demonte alle risorgive del Parco fluviale Gesso e Stura e in diversi altri posti, per esempio le colline del Monferrato, ma mai comune.

Nel 2017 il Parco fluviale Gesso e Stura realizzò la mostra "Disegnato dall'acqua - Il paesaggio di un ambiente fluviale", in cui si trattava anche questa risorgiva. Nell'occasione fu realizzato un breve filmato con il geologo Stefano Melchio, in cui comparivano anche le riprese subacquee di Daniele Bodoardo e Pierpaolo Montali: nel filmato si vede il fondale "ribollente" così smosso da poterci infilare il braccio, e la ricca flora sommersa.

Presentazione video della risorgiva in collaborazione col geologo Stefano Melchio e coi filmati subacquei di Daniele Bodoardo e Pierpaolo Montali

BIBLIOGRAFIA

 

Selvaggi, Soldano, Pascale (2011): Note floristiche piemontesi - Rivista Piemontese di Storia Naturale, 32, pp 369-418 (scaricabile da QUI)

 

Nallino, Pietro (1788): Il corso del fiume Pesio e comprende i fiumi Brobio, e Pogliola, le ville di loro, quattro strade romane. Il principio di Bene superiore, di Morozzo. Del monistero di Pogliola, con tante altre cose assai notabili descritto dal prete Pietro Nallino di Mondovi ... Parte seconda dell'Istoria. - Mondovi : per Gioanni Andrea Rossi stampatore, e libraio, 1788. - 319, [1] p. ; 4°

 

Dadone Gian Luca (2005): L'area sorgiva di Beinette : studio di una risorsa idrica strategica : tesi di laurea; relatori Massimo Civita, Bartolomeo Vigna, Adriano Fiorucci. Torino - III, 211, III p., 1 carta idrogeologica ripieg. Politecnico di Torino, Dipartimento di Georisorse e Territorio, Facoltà di Ingegneria, Corso di laurea in Ingegneria per l'Ambiente e il Territorio.


 

 

 

Autore: Dario Olivero, Stefano Melchio

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